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MENO DI UN CAFFè AL GIORNO PER LA PENSIONE DI SCORTA!

MENO DI UN CAFFè AL GIORNO PER LA PENSIONE DI SCORTA!

Secondo uno studio realizzato da Previndai basterebbero 13 mila euro di contributi da versare in 40 anni per poter contare su un gruzzolo previdenziale extra di 120 mila euro

La previdenza pubblica coprirà sempre meno in futuro le pensioni degli italiani e sarà sempre più importante poter contare su una rendita complementare. Sì, ma i giovani, che spesso a inizio carriera guadagnano poco e hanno percorsi discontinui, a quali sacrifici economici sono chiamati per poter contare su una rendita integrativa al momento della pensione?

Secondo uno studio condotto da Previndai, il fondo pensione dei dirigenti industriali, il sacrificio è di poco meno di 13 mila euro in 40 anni di vita lavorativa attiva, per avere un gruzzolo previdenziale extra di 120 mila euro.

Si tratta, in soldoni, di meno di un caffè al giorno (circa 27 euro al mese), per garantirsi una pensione complementare significativamente più generosa di quella che si otterrebbe versando al fondo pensione solo il Tfr, oltre che un importo complessivo significativamente superiore al trattamento stesso lasciato in azienda e rivalutato secondo le norme di legge.

L' approfondimento, pensato per avvicinare i giovani alla previdenza complementare, analizza il percorso di tre impiegati trentenni, con la prospettiva di una carriera lavorativa lunga 40 anni, il primo che si accontenta della previdenza pubblica, il secondo che decide di non sborsare di tasca sua neanche un euro e destina solo il suo Tfr alla previdenza complementare e il terzo che versa anche il contributo minimo previsto dal suo fondo di categoria (qui l'ipotesi è di un contributo dell'1,15% della retribuzione, la media dei principali quattro fondi di categoria per numero di aderenti).

Dallo studio emerge che il primo, al momento della pensione, potrà contare su un "salvadanaio previdenziale" pari al suo Tfr in azienda rivalutato: circa 167 mila euro; il secondo avrà accumulato 260 mila euro e il terzo 380 mila euro complessivi.

Questi numeri, declinati in termini di gap rispetto all'ultima retribuzione, si traducono in una differenza del 42% in meno in caso ci si accontenti della sola previdenza pubblica; che sì riduce al 19% per chi abbia deciso di versare il Tfr a previdenza complementare e al 9% per quanti abbiano investito anche il contributo minimo a proprio carico.

Per quest'ultimo lavoratore, che si ritrova con 120 mila euro in più a fine carriera, la rinuncia in termini di reddito disponibile sarà stata di 12.600 euro complessivi in 40 anni. A suo favore avrà infatti giocato il contributo dell'azienda (che se il dipendente versa la sua quota è chiamata automaticamente a dare anche il suo contributo, nell'ipotesi il 2% circa) ma anche la fiscalità della previdenza complementare: grazie alla deducibilità dei contributi versati, fino a 5.164 euro l'anno. 

Da ricordare che dal reddito è possibile dedurre non solo quanto versato dal lavoratore ma anche quanto l'azienda destina al Fondo per lui. E, ovviamente, parte del risultato è dovuto anche ai rendimenti ottenuti scegliendo i comparti giusti.

La ricerca evidenzia, infatti, che una scelta di comparto non coerente con l'arco temporale dell'iscritto può portare a lasciare per strada una buona percentuale di copertura previdenziale, pari al 9% circa, se si scegliesse fin dall'adesione un comparto garantito, invece di iniziare con un azionario, per poi passare a un bilanciato e atterrare sul garantito solo pochi anni prima della pensione.

I calcoli di cui sopra riguardano l'ipotesi di una carriera tutta impiegatizia, in caso di sbocco dirigenziale i numeri sarebbero diversi: il forte tasso di crescita della retribuzione e la presenza dí un tetto retributivo (il così detto massimale inps), attorno ai 105 mila euro l'anno, per il versamento dei contributi della pensione pubblica, comporta che il gap previdenziale da colmare sia decisamente più alto. Al momento del pensionamento, il tasso di sostituzione derivante alla previdenza di base è compreso tra il 40% e il 41%. La previdenza complementare anche in questo caso è però un ottimo aiuto per mantenere il tenore di vita, consentendo di arrivare al 71% dell'ultimo stipendio. Lo studio completo è disponibile sul sito

www.previndai.it (alla sezione media/multimedia/studi)

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